
La separazione di una coppia, anche quando consensuale, è un lutto, un terremoto emotivo. La sofferenza dell’adulto che sta attraversando questo momento deve essere comunicata al figlio che, anche quando piccolo, si accorge dei cambiamenti emotivi e/o comportamentali tra la mamma e il papà; anzi, se ne accorgono anche molto tempo prima di quanto un genitore possa immaginare. Così come la separazione è un ‘terremoto emotivo’ per gli adulti, figuriamoci per un figlio che si ritrova a vivere nella famiglia in cui finora andava tutto in un determinato modo ma che è poi cambiata in qualcosa di freddo, strano, misterioso. Perchè se ad un bambino non viene spiegato il motivo per cui l’aria di casa è diversa, lui può immaginarsi qualsiasi cosa, che sia un evento catastrofico, che sia bene tenere per sè tutto quello che si pensa o si prova, che forse quello che sta succedendo è colpa sua…
La prima cosa da dover tenere in considerazione, come genitore, è che NON SONO I FIGLI A SEPARARSI DAI GENITORI, bensì i figli subiscono la separazione dei genitori. E per rispetto della loro sensibilità, quello che sta succedendo, visto che fa parte della loro famiglia, va spiegato.
COSA FARE? COSA DIRE? E COME DIRLO?
– E’ necessario riunirsi con il bambino: se non c’è conflittualità nella coppia sarebbe bene farlo insieme, ma può avvenire anche separatamente, con la massima attenzione che questo avvenga in un momento di calma e serenità. E’ fondamentale mantenere un atteggiamento rassicurante e coccolare il bambino/a, mostrandosi affettuosi;
– A questo punto si può spiegare al bambino/a la decisione presa, utilizzando parole più o meno semplici a seconda dell’età: va detto che la decisione è stata presa insieme e che entrambi hanno la necessità di vivere separatamente per andare più d’accordo e capirsi meglio. Non va spiegata la motivazione per cui ci si sta separando, ma i cambiamenti che da ora in poi ci saranno (es. il cambiamento di casa, il fatto che mamma e papà non dormiranno più insieme, che sarà preparata una stanza tutta per lui/lei in entrambe le case e che potrà portare con sè alcune delle sue cose vecchie…);
– E’ importante rassicurare il bambino/a che la separazione sarà tra i due genitori, non con lui/lei, perchè non ci si separa dai figli e che quindi possono stare tranquilli perchè li continueranno a vedere entrambi (concetto di bigenitorialità). Organizzare e dare certezze sui giorni in cui il bambino/a starà con uno o con l’altro genitore dà la sicurezza che si stia pensando a lui/lei. Nonostante l’amore tra due coniugi può modificarsi, l’amore per un figlio non può cambiare in una vita intera;
– Bisogna fare molta attenzione ai sentimenti di colpa e abbandono che certi bambini/e possono sviluppare: soprattutto quando il dialogo in famiglia è carente, un bambino/a può fantasticare di essere stato lui/lei a provocare questa separazione, forse perchè “non obbedisco”, perchè “vado male a scuola” o forse perchè “sono troppo timido”. Non accade di rado. Per questo si deve spiegare che l’amore in una coppia si può trasformare e che non ci sono ragioni specifiche per amarsi o meno, ma che questo non ha a che fare con l’amore verso di lui/lei e che è stato profondamente voluto/a e amato/a;
– Vanno mantenuti i ritmi precedenti alla separazione (sport, catechismo, amici…);
– Può essere avvisata la scuola così che abbia uno sguardo su possibili cambiamenti comportamentali del bambino/a all’interno della scuola.
QUALI POSSONO ESSERE LE REAZIONI DEL BAMBINO/A?
L’elaborazione della separazione e il ritorno ad un vero e proprio equilibrio familiare in genere avvengono nel giro di due anni e in modo graduale.
Ogni bambino può reagire con differenti modalità, a seconda del suo temperamento, di come i genitori gestiscono il momento della separazione, a seconda dell’ascolto del figlio/a, di come procede l’organizzazione quotidiana a separazione avvenuta, la modalità di reazione all’avvenimento dell’ambiente circostante (soprattutto l’ambiente parentale, ad esempio i nonni). Tanto più il bambino vivrà un ambiente che sa gestire questo momento per tutti doloroso, tanto più riuscirà ad esprimere il proprio dolore ed elaborarlo. Le possibili reazioni possono essere:
– rifiuto della separazione (quindi una tendenza ad isolarsi);
– rabbia (verso uno dei due genitori o verso il mondo esterno);
– depressione (e quindi chiusura in sè);
– atteggiamenti da “grande” (protezione verso il genitore che ritiene più debole…);
– regressione (enuresi, rifiuto di andare a scuola, desiderio di dormire nel lettone…).
Ognuna di queste reazioni potrebbe essere funzionale se si verifica per un breve periodo di tempo successivamente alla separazione.
Detto questo, attenzione a non cadere nella tentazione di dare premi senza grandi motivazioni, fare sconti che prima non si facevano, permettere cose che prima non si permettevano pensando di alleggerire il loro dolore: non serve a nulla e spesso i bambini si fanno forza della loro furbizia! Si può certo permettere qualche nottata in più nel lettone insieme, ma la loro vita deve continuare il più possibile come prima.
Ciò che importa ai bambini è sapere di avere ancora una mamma e un papà, di non dover stravolgere la loro vita sociale e scolastica, di essere
rispettati nei loro pensieri e nei loro sentimenti. Un figlio PUO’ vedere un genitore piangere, ma DEVE conoscerne il motivo ed essere rassicurato che è solo un momento e che passerà.
E’ un cambiamento, difficile forse, ma verso un possibile miglioramento della qualità dell’intera famiglia.
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